Il tablino O

Disegno del tablino ONella casa romana il tablino (tablinum) costituiva l’ambiente di raccordo tra l’asse di ingresso (fauces e atrio) e il giardino-peristilio, posto in fondo all’abitazione. Questa funzione si è mantenuta con forte evidenza in tutte le fasi della vita della domus dei Coiedii, dato che, durante il passaggio dall’abitazione di età tardorepubblicana-augustea alla trasformazione degli inizii del II sec. d.C., questo ambiente non ha subito cambiamenti strutturali, ma solo decorativi.

Nell’impianto più antico l’ambiente raccordava l’atrio originario (vani AA e U ancora uniti) ad un piccolo cortile che doveva trovarsi alle sue spalle, nello spazio poi utilizzato per la costruzione del nuovo atrio con colonne.
Il tablino aveva la funzione di archivio familiare e di luogo di ricevimento per la gestione degli affari del padrone di casa.

L’ambiente era aperto sull’atrio con un ampio passaggio, che poteva essere chiuso con un tramezzo ligneo a soffietto. Anche sul fondo il vano era provvisto di un’ampia apertura che occupava tutta la parete posteriore.

Particolare del mosaico

Il mosaico bianco-nero di questo vano va fatto risalire alla fase medio imperiale della domus ed impiega uno schema compositivo caratterizzato da un insieme di quadrati e rettangoli combinati in modo tale da lasciare uno spazio maggiore per un quadretto posto al centro (émblema).
I rettangoli collocati ai lati del quadrato centrale mostrano all’interno le figure di quattro diversi uccelli intenti a beccare dei frutti (un pavone con ciliege, una quaglia con mele, un fagiano  con chicchi d’uva e forse, una pernice con melograne).
La formella al centro presenta la figura di un giovane “satiro ebbro”, nudo e semi sdraiato su uno sperone di roccia, rappresentazione rarissima nel mosaico di età romana ma presente in diversi esempi scultorei.
Il satiro, figura mitologica legata al culto di Dioniso, è qui rappresentato con forme lontane dalle sue origini animalesche, sorregge con il braccio sinistro, appoggiato alla roccia, il vincastro (tipico bastone ricurvo dei pastori) e con la mano destra (posta dietro la testa) un corno per bere. Davanti, da un esile alberello, pende la siringa, il flauto a canne caratteristico dei satiri.

A fianco del tablino uno stretto corridoio conduce verso il settore di rappresentanza della casa.