Nella casa romana il corridoio d’ingresso immetteva direttamente nell’atrio, il vano centrale dell’abitazione, con funzione di raccordo fra i diversi settori della casa e , per mezzo dell’ampia apertura presente nel tetto, fonte di luce e di acqua.
Nella fase più antica della domus dei Coiedii (età tardorepubblicana-augustea) la funzione di atrio era svolta dagli ambienti AA e U, non ancora separati: il pavimento era a mosaico di tessere bianche con una fascia nera esterna, mentre al centro era collocata la vasca di raccolta dell’acqua piovana (impluvium). Della vasca è oggi visibile solo la sottofondazione in ciottoli con i piccoli pozzetti di decantazione e la canaletta che servivano per convogliare l’acqua in una cisterna nel giardino. L’atrio era del tipo tuscanico, il sistema dell’apertura nel tetto, che permetteva l’ingresso della luce e dell’acqua piovana, non era cioè sostenuto da colonne, ma da un sistema di travature sospese.
In seguito alla ristrutturazione degli inizi del II sec. d.C., l’atrio tardorepubblicano è stato trasformato in un grande ambiente di raccordo fra l’ingresso (K) e il tablino (O), la vasca per la raccolta dell’acqua fu smantellata e i suoi resti interrati al disotto del nuovo piano pavimentale ad esagonette in cotto.
In un momento ancora successivo, probabilmente in età tardoimperiale, questo spazio è stato suddiviso in due ambienti distinti (AA e U) tramite un muro.
Anche nell’atrio sono state recuperate porzioni abbastanza estese della decorazione pittorica di II sec. d.C.. Si tratta di un complesso sistema di architetture dipinte su un fondo monocromo rosso e arricchite con sequenze vegetali ed elementi figurati fantastici. Le pitture, attribuibili alla tradizione del cd. “IV stile pompeiano”, sono affini a quelle dell’atrio tetrastilo B e dell’ala Q: esse, infatti, sono state eseguite dalla medesima bottega di decoratori durante l’ampliamento medio-imperiale della dimora.